Sono capaci di mandarvi a casa un libretto rosso, proprio come quello di Mao. Con su, dorata, una stella a cinque punte e una scritta tipo 'la rivoluzione è alle porte'.
Sono quelli della Renault, che vogliono vendere le automobili Dacia nell'Europa centrale e in quella dell'est. Su questi mercati puntava la strategia della casa francese Renault quando si comprò nel 1999 l'industria automobilistica rumena, che aveva contribuito a fondare negli anni '60: i primi modelli della Dacia erano copie delle Renault 8 e 12.
Oggi, la loro campagna propone slogan come 'automobilisti di tutto il mondo, unitevi!', 'ogni rivoluzione comincia dalla strada', 'la limousine del popolo', 'per la classe operaia', e come testimonial compaiono dei volti famosi come quello di Mao Zedong, del Che e di Karl Marx.Non è una novità che in pubblicità, dove 'tutto è permesso', si parli di rivoluzione; il tabù è stato rotto ormai da decenni ed immagine e concetto di rivoluzione, e dunque di distruzione del capitalismo, sono tranquillamente usati nel loro senso opposto, per favorire la vendita di prodotti industriali del capitalismo.
Oggi non sembra neppure più paradossale che l'immagine del Che Guevara sia oggetto di un merchandising massiccio e pure selvaggio, poiché l'icona del Che viene impressa addirittura sui prodotti e di certo nessuno paga i diritti agli autori delle storiche fotografie. [L'immagine del Che qui sopra è tratta dal blog SuperPunch , che ha una raccolta di parodie]
Renault-Dacia ha usato dei 'sosia' di figure famose per le immagini ed il video della campagna.
Lo spot si apre con Fidel Castro che arriva, camminando in un prato con una vecchia valigia, in un pensionato, una sorta di casa di riposo comunitaria, su cui sventola una bandiera rossa, vecchia come tutto il resto. Entrando nella vecchia villa circondata da flora tropicale, intravvede Mao Zedong, che porta un sacco dell'immondizia.
Mentre attraversa la prima stanza, dalla scrivania cui è seduto, Lenin lo segue con lo sguardo, finendo la noiosa partita a poker elettronico sullo schermo di un vecchio computer.
In una stanza più avanti c'è, sdraiato sul letto, il Mahatma Gandhi che guarda la tv, facendo zapping e mangiando chips.
Fidel intravvede di nuovo Mao che sta chiacchierando con qualcuno, e nel locale successivo, pieno di carte, trova Karl Marx che si è addormentato leggendo Il capitale.
Poi passa accanto a Rosa Luxemburg che gioca a calciobalilla con Martin Luther King e a Ho Chi Min che al telefono sta dicendo che si diverte (in un'altra versione dello spot è in poltrona e legge una rivista).
Fuori, finito il giro in casa, Fidel chiede a Marx se può restare. "Puoi dividere la stanza col Mahatma", gli risponde. "Stai scherzando!?" "È a posto, vedrai".
Nella scena finale Castro è in piedi nel portico, accanto a un Che Guevara ("È tempo di una nuova rivoluzione") che ricorda più che altro Johnny Depp, e un Marx ("Che, è per i bisogni del popolo"), anche lui seduto con l'aria depressa depressi. Qui il Che sembra avere una bottiglia di coca-cola in mano, ma il dettaglio ha ben poco di dissacrante [vedi la foto in cui la beveva sul serio].
La memoria è sempre un gioco con la storia, è il come ne prende dei pezzi e li rimonta per usarli, o abusarne, nel presente.
Si vede sfilare tutto il pantheon dei miti del '68 in questo filmato, forse perché è stato concepito nel pieno delle celebrazioni del quarantennale (2008, Amburgo). Mancano Stalin e Trotsky, che sarebbero stati certo più riconoscibili della Luxemburg -la quale è peraltro l'unica donna, 'utile per l'arredamento'- e che però forse a quel pantheon non appartengono.
Un'altra ispirazione è probabilmente venuta agli autori dalla serie televisiva 'Lost', alla quale rimandano diversi elementi.
Per un lato gli aspetti scenici, come la location tropicale, quelli di edizione, vedi il rumore della vecchia pellicola, o di ambientazione, come i dettagli nascosti nei piccoli oggetti, e per un altro lato quelli concettuali. Come in Lost, qui c'è un vivo (Fidel, che ancora non è schiattato, alla faccia della Renault) che incontra dei morti, in uno spazio temporale misterioso, dove tutti sono vivi con il loro aspetto 'di allora'. [Nella foto qui accanto, quello vero di Lenin a Gorki nel 1923]
E c'è una dimensione tribale, quella del gruppo della villa che fa funzionare la comunità, che rispecchia quelle dei Dharma o degli Others nell'isola di Lost.
Lo spot per le automobili Dacia è però un puro esercizio di stile nei confronti della serie televisiva, e non riesce né a intrigare né a far sorridere, la sorpresa si limita e si esaurisce nella scoperta dei leaders rivoluzionari messi in scena.
L'apparizione conclusiva di un'auto a basso costo è così niente più che il colpo di grazia che inquadra come abusiva questa memoria. Ma tra quelle da non condividere, non è la più antipatica.
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