Algeri, porto delle rivoluzioni (4)

Di ambasciatori e di aeroplani presi in prestito
La liberazione di prigionieri politici in cambio di personalità catturate da gruppi guerriglieri armati, come nel caso dei banidos (esuli) brasiliani sbarcati ad Algeri raccontato nella puntata precedente, fu una forma d'azione che trovò il suo apogeo nel 1970.
Come si è detto, il 4 settembre 1969, in Brasile, fu sequestrato l'ambasciatore statunitense Charles Burke Elbrick, per il cui rilascio furono liberati quindici prigionieri politici. L'azione venne presa a modello e riprodotta da numerosi gruppi armati, che la consideravano una forma di lotta capace di esprimere simbolicamente la radicalità dello scontro con il potere locale ed internazionale, ed al tempo stesso di ottenere la libertà dei prigionieri politici.

Una succinta cronologia ci restituisce le dimensioni del fenomeno:
  • 1 marzo 1970, Guatemala: Alberto Fuentes Mohr, ministro degli esteri, sequestrato dalle Fuerzas Armadas Rebeldes (FAR) e scambiato per un prigioniero politico;
  • 6 marzo 1970, Guatemala: Sean Michael Holly, diplomatico USA, sequestrato dalle FAR e scambiato con 2 prigionieri politici, rilasciati in Costa Rica e Messico;
  • 16 marzo 1970, Brasile: Nobuo Okuchi, console giapponese a San Paolo, è sequestrato dalla Vanguarda Popular Revolucionaria (VPR) e scambiato contro 5 prigionieri politici, rilasciati in Cile;
  • 24 marzo 1970, Repubblica Dominicana: il colonnello Donald Crowley, attaché USA, è sequestrato e scambiato con 20 prigionieri politici, rilasciati in Messico;
  • 28 marzo 1970, Argentina: Joaquin Waldemar Sanchez, diplomatico del Paraguay, è sequestrato a Buenos Aires dalle Fuerzas Argentinas de Liberación (FAL) poi liberato senza condizioni per ragioni umanitarie. I guerriglieri chiedevano che il governo riconoscesse di tenere in arresto e sotto tortura due militanti. In reazione, un commando del gruppo di estrema destra Mano, comprendente un ispettore di polizia, tenta di sequestrare il diplomatico sovietico Jurij Pivowarov;
  • 31 marzo 1970, Guatemala: il conte Karl von Spreti, ambasciatore tedesco, è sequestrato dalle FAR e poi ucciso il 5 aprile dopo che lo scambio con i prigionieri politici è rifiutato;
  • 29 maggio 1970, Argentina: sequestro dell'ex presidente argentino generale Pedro Aramburu, poi ucciso il 6 luglio dai Montoneros;
  • 12 giugno 1970, Brasile: Ehrenfried von Holleben ambasciatore tedesco, sequestrato e scambiato con 40 prigionieri rilasciati in Algeria (xxx);
  • 10 luglio 1970, Colombia: Fernando Londoño, ex ministro dell'interno, sequestrato e liberato 10 giorni dopo;
  • 21 luglio 1970, Bolivia: due tecnici tedeschi sequestrati dall'Ejército de Liberaciòn Nacional (ELN) a Teoponte, scambiati con 10 prigionieri politici rilasciati in Cile;
  • 28 luglio 1970, Uruguay: Dan Mitrione, funzionario della CIA, è sequestrato dai Tupamaros (Movimiento Liberacion Nacional-T) e giustiziato dopo il rifiuto di trattative del governo il 10 agosto;
  • 31 luglio 1970, Uruguay: Aloisio Dias Gomide, ambasciatore del Brasile sequestrato dai Tupamaros e rilasciato il 21 febbraio 1971;
  • 7 agosto 1970, Uruguay: Claude Fly, consulente USA, sequestrato dai Tupamaros ebbe un problema cardiaco; i Tupamaros sequestrarono un medico specialista che confermò, e rilasciarono i due il 2 marzo 1971;
  • 5 ottobre 1970, Canada: James Cross, ambasciatore britannico, è sequestrato a Montreal dal Front de Libération du Québec (FLQ), che chiede di rilasciare 5 prigionieri politici a Cuba o in Algeria; sarà liberato il 5 dicembre;
  • 10 ottobre 1970, Canada: Pierre Laporte, ministro dei Trasporti, sequestrato dal FLQ e poi ucciso il 17 ottobre;
  • 1 dicembre 1970, Spagna: Eugen Beihl, console onorario tedesco a San Sebastian, è oggetto del primo sequestro dell'organizzazione basca Euzkadi Ta Askatasuna (ETA) in risposta al processo di Burgos; è liberato, senza richieste, nella  Repubblica Federale tedesca il 24 dicembre;
  • 7 dicembre 1970, Brasile: Giovanni Bucher, ambasciatore svizzero, sequestrato dalla Vanguardia Popular Revolucionària (VPR) e scambiato contro 70 prigionieri politici rilasciati in Cile;
  • 8 gennaio 1971 Uruguay: Geoffrey Jackson, ambasciatore britannico sequestrato dai Tupamaros e liberato il 9 settembre.
Non che le azioni di sequestro cominciassero o finissero qui (questa lista non è esaustiva, ma limitata in particolare ai casi con eco internazionale): i Tupamaros uruguayani avevano già inaugurato il metodo l'8 agosto 1968 prendendo Ulysses Pereira Reverbel. Con il rapimento di "uomini chiave del regime, sbirri della repressione e rappresentanti stranieri", i Tupamaros miravano soprattutto a denunciarli pubblicamente, ad ottenere documenti e informazioni; "los chanchos" (i porci) fu il nome dato alla linea di operazioni adottata su questi criteri nel 1970, e per la quale organizzarono quelle che chiamavano 'carceri del popolo' in cui riuscivano a mantenere molto a lungo gli ostaggi. La liberazione dei prigionieri politici attraverso uno scambio non aveva un ruolo principale in questo contesto, visto che i Tupamaros riuscivano ad organizzare delle clamorose fughe di massa dalle carceri del regime. Il caso del sequestro di Dan Mitrione, agente della CIA, rimane probabilmente quello più noto (e messo in scena nel film di Costa-Gavras "Stato d'assedio" con Yves Montand (nella still del film, che si può scaricare qui) e svelò al mondo il coinvolgimento dei nordamericani nell'organizzazione sistematica della tortura.

In quasi tutti i casi citati sopra, le reazioni delle autorità locali si dividevano nelle due classiche posizioni di "falchi" fautori di dura repressione, e "colombe" favorevoli alla trattativa, spesso per motivi tattici, imbarazzati nei confronti delle potenze straniere i cui rappresentanti non avevano saputo proteggere. Dagli esiti generali, appare come l'argomento dei falchi, ovvero che se si accetta uno scambio le azioni si moltiplicheranno, fosse infondato. La sconfitta delle organizzazioni guerrigliere fu in effetti indipendente dalla ragion di Stato che affermava che 'con i terroristi non si tratta'.

Nel 1970 ci fu dunque questa vampata di rapimenti di diplomatici, che, pur non coordinati né ripetuti poi negli anni successivi, venne letta ed inquadrata come un problema pubblico globale; per l'ambasciatore vale il principio di reciprocità dei rapporti diplomatici, 'ciò che tu fai al mio rappresentante io lo posso fare al tuo'. Le azioni ebbero risonanza mondiale, e come altri giornali, anche le Nouvel Observateur ne fece un tema da copertina, rilevando che uno degli obiettivi raggiunti dai diversi dei movimenti era quello di dimostrare la propria esistenza, laddove il diritto all'esistenza nazionale (del popolo basco, palestinese e del Québec) o all'esistenza politica (nei paesi dell'America latina) viene negato. Obbligando i governi a trattare, i movimenti combattenti ne rovinano la legittimità, provando che il diritto non è altro che una questione di rapporti di forza. L'analisi del settimanale francese, sviluppata su una prospettiva di sinistra (del genere la lotta armata va bene, purché non qui) non si ferma a considerare la presa d'ostaggi una semplice operazione di propaganda internazionale. Sull'esempio del 'primo' sequestro -quello dell'ambasciatore USA in Brasile- si chiede se la  feroce repressione che ne era seguita, smantellando le organizzazioni e decimando dirigenti e militanti, a cominciare dall'uccisione di Carlos Marighella, non abbia avuto un costo troppo alto, se per volontarismo, 'immediatismo' o impazienza di raggiungere un successo tattico non si sia invece ottenuta una sconfitta strategica.

Il dibattito interno ai movimenti, dice il NouvelObs, concerne la preparazione politica delle azioni, la capacità di renderle politicamente paganti, poiché laddove c'è un regime di violenza poliziesca e militare, l'azione armata è in sé necessaria e sufficiente, essendo intollerabile per il regime.
Come per il Brasile, ciò vale per altri paesi dell'America latina, dell'Asia, dell'Africa, dell'Europa (il riferimento è a Spagna, Portogallo e Grecia, paesi allora governati da regimi dittatoriali), nonché per la Palestina: la questione che si pone non riguarda la necessità o l'opportunità dell'azione armata, ma l'opportunità di impegnare risorse importanti per azioni rivolte al mondo 'esterno', che non mobilitano all'interno, che poco contribuiscono alla politicizzazione del popolo. Nei paesi dove il regime non si fonda solo sulla violenza poliziesca e militare, il Québec, gli Stati Uniti e le repubbliche borghesi in generale, l'azione armata non è in sé sufficiente, altre forme d'azione e d'organizzazione devono precederla ed accompagnarla. Negli USA, gli attacchi con l'esplosivo dei gruppi clandestini non riescono a provare che lo Stato è già fascista; la clandestinità si giustifica solo quando non c'è altro mezzo di mobilitare le masse, e le repubbliche borghesi possono permettersi il lusso della tolleranza repressiva e della repressione selettiva, che, pur screditando lo Stato per l'arbitrio poliziesco e la violazione delle proprie leggi, resta distinta dalla repressione generalizzata. Gli Stati Uniti, distingue l'articolo firmato da Michel Bosquet (era lo pseudonimo di André Gorz un intellettuale molto legato alla 'nuova sinistra' italiana, oltreché a Sartre e a Marcuse: vedi l'in memoriam di Yann Moulier), non sono comparabili alla Francia: se in America il ricorso all'esplosivo è spesso motivato dalla disperazione dei militanti nel far muovere una massa operaia 'integrata al sistema', in Francia i militanti rivoluzionari non hanno bisogno né di esplosivo né di rapimenti per provare la propria esistenza.
In Francia, sono gli operai stessi che sequestrano i padroni: l'articolo richiama l'episodio del 14 maggio 1968, quando gli operai di Sud-Aviation a Nantes-Bouguenais rinchiusero il loro direttore e scatenarono un movimento senza precedenti, e quello analogo avvenuto alla Ferodo, indicandoli come azioni esemplari perché non clandestine ma di massa, che possono essere direttamente imitate dagli operai. Queste azioni sono possibili, conclude, perché la Francia è una repubblica borghese che non può permettersi una repressione generalizzata.
Ad 'accompagnare' quelle azioni c'era la Gauche Prolétarienne, il cui giornale La Cause du Peuple lancia: "Prendere i padroni in ostaggio è giustizia", "Abbiamo ragione a sequestrare i padroni" (nelle immagini, copertine del 1971 e del 1969).

In Italia, il 30 luglio 1970, allo stabilimento Ignis di Gardolo dopo che una squadra fascista ha aggredito gli operai ferendone due a coltellate, i lavoratori e gli studenti catturano due esponenti del Movimento Sociale Italiano (MSI),
Andrea Mitolo e Gastone Del Piccolo, che vengono fatti marciare fino a Trento con le mani dietro la nuca e un cartello appeso al collo con la scritta: "Siamo fascisti. Oggi abbiamo accoltellato tre operai della Ignis. Questa è la nostra politica pro-operai".
Un militante di Lotta Continua, ricercato per l'episodio, troverà rifugio nel giro del movimento in Germania.

Nella stessa Repubblica Federale Tedesca, né gogne né sequestri, ma il 14 maggio 1970 era stato liberato dal carcere con un'azione militante Andreas Baader; la lettera di rivendicazione inviata ad "Agit 883", una rivista di movimento, viene considerata il primo testo pubblico della storia della Rote Armee Fraktion (RAF).
Solo nel 1975, il Movimento 2 Giugno prenderà in ostaggio Peter Lorenz, dirigente della CDU (democrazia cristiana) di Berlino, ottenendo il rilascio di due manifestanti e la liberazione di 5 guerriglieri che saranno portati nell'allora Sud-Yemen.
In quella che resta la sola ed unica azione di sequestro conclusasi con uno scambio di prigionieri, entrò in linea di conto anche l'Algeria -con Libia e Somalia- come eventuale luogo di rilascio; senza contatti diretti, poiché da un lato per i militanti coinvolti il uogo d'arrivo era indifferente (se lo Stato accetta lo scambio, può anche risolvere le modalità di rilascio) e dall'altro nell'allora Repubblica Democratica e Popolare dello Yemen contavano sull'appoggio di un dirigente palestinese.

È del 1972 il primo sequestro politico, durato 40 minuti, operato dalle Brigate Rosse, e si inserisce ancora nella logica delle lotte operaie: il dirigente della Sit-Siemens Idalgo Macchiarini viene preso e fotografato con un cartello ed una pistola puntata (3 marzo).
Quasi contemporaneamente in Francia (8 marzo 1972) la Nouvelle Résistance Populaire (NRP, derivata dalla Gauche Prolétarienne, ufficialmente messa al bando) prende Robert Nogrette, capo del personale della Renault; Lotta Continua esalta le azioni: "Il sequestro di dirigenti della Sit-Siemens e della Renault: la giustizia rivoluzionaria comincia a far paura - Viva la giustizia rivoluzionaria" titola il foglio quotidiano "Processo Valpreda", e quell'articolo costerà 11 mandati di cattura contro dirigenti di LC. 

Le BR continuarono nel 1973, prendendo Bruno Labate, del sindacato fascista CISNAL, che fu rilasciato ammanettato davanti ad un cancello della FIAT (12 febbraio), e poi Michele Mincuzzi, dirigente dell'Alfa Romeo (28 giugno). Solo con Ettore Amerio, capo del personale della FIAT, il sequestro, nel dicembre 1973 sarà più lungo: otto giorni, ma anche lì senza minaccia di morte o domanda di riscatto.
Uno scambio sarà richiesto per la prima volta col rapimento del magistrato genovese Mario Sossi (18 aprile-23 maggio 1974). Le Brigate Rosse, che lo dichiarano loro prigioniero politico, chiedono la liberazione di "8 compagni, che dovranno essere liberati insieme in uno dei seguenti paesi: Cuba, Corea del Nord, Algeria". L'organizzazione clandestina non aveva nessun tipo di contatto con organi o rappresentanti di quei paesi, ritenendo che stesse allo Stato di organizzare la cosa.
Un contatto con l'Algeria lo prese, nel 1978, Francesco Cossiga, Ministro dell'interno durante il sequestro Moro: "Abbiamo anche chiesto in giro se vi fossero dei paesi disponibili ad ospitare dei terroristi, per una sorta di 'esilio'. Chiedemmo all'Algeria, ma solo come mera ipotesi, perche' sin dal primo momento io ero contrario a qualsiasi ipotesi di trattativa."
Lo stesso Aldo Moro era stato esplicito sulle modalità dello scambio con 13 militanti prigionieri in Italia, in una lettera dalla prigionia:
"(...) trattandosi di persone provate da lunga detenzione, meritevoli di un qualche riconoscimento sul piano umano (io comincio a capire che cos’è la detenzione) ed infine neutralizzati dal fatto di essere dislocati in territorio straniero che, se si ha buona volontà, data la nostra amicizia con tanti Paesi (es. Algeria) non dovrebbe essere difficile reperire."
Dirotta su Cuba!
L'Algeria fu dunque invocata ripetutamente come eventuale luogo di approdo in caso di rilascio di prigionieri politici in cambio di un ostaggio, ma nei fatti non si ripeté più uno sbarco come quello dei brasiliani del giugno '70.

Il fenomeno però si incrociava con un altro, dalle dimensioni internazionali più marcate per durata e visibilità: quello della "cattura illecita di aeromobili".
L'acribica definizione è della Convenzione dell'Aja del dicembre 1970, e fa da contrappasso al successo del nome giornalistico: lo skyjack, il 'rapimento in cielo' (coniato con hijack e sky). I dirottamenti aerei, che raggiunsero il culmine quantitativo nel periodo 1968-72 (326 episodi per una media di uno ogni 5,6 giorni), si erano largamente diffusi negli Stati Uniti, e l'ordine di 'dirottare su Cuba' si era rapidamente trasformato in un tormentone pubblico internazionale.  

Gli aerei di linea americani erano stati dotati di piani di volo per Cuba, gli equipaggi istruiti ad assecondare le minacce, vignette e battute fiorivano quotidianamente, e il fenomeno furoreggiava pure come nuovo soggetto per la ricerca scientifica: per l'interesse economico delle compagnie a proteggere tecnologicamente i loro interessi, quello repressivo degli Stati ad estendere efficacemente le proprie griglie legali, quello politico dei governi a capirne le dinamiche sociali. Si discuteva seriamente del 'contagio' sociale prodotto dal 'virus' dei dirottamenti, procedendo ad ogni sorta di classificazione ed interpretazione degli episodi.
La distinzione di base era tra dirottamenti con fini di trasporto o di estorsione, ed ogni categoria produceva i suoi miti popolari: così il caso del 'fantasma' D. B. Cooper, che, ottenuto il riscatto di 200mila dollari in biglietti da piccolo taglio, si lanciò col paracadute senza mai più essere ritrovato; o ancora, il record di lunga distanza,
detenuto dall'ex marine italo-americano Raffaele Minichiello, che si fece portare dalla California fino a Roma. (Nella foto, simpatizzanti ad Avellino, dall'archivio de l'Unità)

Nel suo celebre manuale ribelle "Steal this book" (1971, Pirate Editions) Abbie Hoffmann, dopo aver discusso vari metodi e maneggi per viaggiare gratuitamente, spiega alcune tecniche del dirottamento aereo, che presenta come opzione 'one-way ride'.
È un modo possibile di viaggiare, lo skyjacking. E certo, una volta iniziato, è meglio che vai fino in fondo, in un paese ostile agli Stati Uniti, ricorda Hoffmann, "Nonetheless, skyjacking appears to be the cheapest, fastest way to get away from it all".

Ciò che viene volentieri dimenticato, è che il fenomeno iniziò in realtà in senso inverso: i dirottamenti aerei partivano da Cuba, e i dirottatori non venivano accolti come pirati, ma come eroi dell'anticomunismo.
Il governo Kennedy, disperato di fronte ad un'isola comunista a 60 miglia dalla costa, era pronto a qualsiasi cosa che suonasse come vittoria propagandistica, e il dirottamento di aerei cubani gli appariva tale, sì da accogliere i dirottatori, condonarli e permettere alle corti americane di attribuire gli aerei sequestrati ad imprese e persone cui Cuba doveva del denaro.
Così facendo trasformò però agli occhi del mondo il dirottamento aereo in un reato-bagatella, ed è difficile immaginare quel fenomeno ed i suoi anche recenti sviluppi senza un tale precedente.
Del resto i dirottamenti erano nati nel dopoguerra proprio in funzione anticomunista, dal 1947 in poi si contarono oltre venti apparecchi civili dei paesi dell'est dirottati verso quelli dell'europa occidentale che offrivano asilo ai pirati.

Quanto agli algerini, vissero un clamoroso precedente storico: il 22 ottobre 1956, un DC-3 della compagnia Air Atlas che trasportava cinque dirigenti del Fronte di Liberazione Nazionale algerino da Rabat, dove avevano a lungo discusso col Sultano del Marocco Mohammed V,  a Tunisi, venne dirottato dai militari francesi, che catturarono e tennero internati per sei anni Hocine Aït Ahmed, Mohamed Khider, Mohamed Boudiaf,  Mostafa Lacheraf e Ahmed Ben Bella (nella foto).
Quest'ultimo quattro anni prima era evaso dal carcere di Blida, dove era detenuto come membro della formazione clandestina Organisation Spéciale, e sette anni dopo sarà il primo Presidente eletto della Repubblica Algerina Democratica e Popolare. L'episodio può essere considerato come il primo dirottamento aero 'politico' in senso pieno; ma che uno Stato potesse ricorrere a dei tali metodi, non era affatto scontato e dette luogo a discussioni e litigi. Ciononostante, il presidente del Consiglio francese Guy Mollet approvò l'azione e incassò le (sole) dimissioni di Alain Savary, mentre François Mitterrand, che 25 anni dopo sarà Presidente della Francia, espresse qualche dubbio ma rimase.

Il carattere politico dei dirottamenti su Cuba dagli USA non aveva tratti politici ben definiti; si trattava certo di persone che volevano andare a Cuba nel desiderio di potervi condurre una vita migliore o di rifugiarvisi perché in fuga, ma mai di gruppi organizzati che rivendicavano l'atto pubblicamente.
Gli skyjackers in arrivo a Cuba non erano però accolti come eroi.
Venivano arrestati, e le loro condizioni potevano drammaticamente peggiorare. È ovvio infatti che la difesa della piccola isola rivoluzionaria, letteralmente sotto il tiro della prima potenza mondiale, dovesse evitare ogni infiltrazione, e così gli sconosciuti pirati dell'aria che vi sbarcavano venivano a lungo interrogati, scrutati e controllati. Ci si può anche immaginare come il trattamento di quelle che venivano considerate delle potenziali spie non fosse dei più amorevoli.
Il caso di dirottatori tre brasiliani che finirono in quelle condizioni è ricordato dal già citato Fernando Gabeira (O crepusculo do macho), e così ricostruito dalla storica Denise Rollemberg:
Tre giovani simpatizzanti della lotta armata, per dimostrare l'impegno nella rivoluzione latinoamericana, sequestrarono un aereo in Brasile e andarono a Cuba, simbolo di tutti i loro ideali. Là, subirono il destino di tutti i sequestratori di aerei che sbarcavano senza la copertura di un'organizzazione conosciuta dalle autorità cubane e senza previa autorizzazione del governo: furono arrestati. Senza percepire esattamente la situazione in cui si trovavano, si offersero per lavorare, volevano servire il socialismo. I cubani li portarono dunque ad una cava, dove essi davano il meglio di sé nel duro compito, per la gloria della rivoluzione. Col tempo, cominciarono a trovare strano che dagli altri lavoratori venissero critiche radicali al sistema, finché non constatarono con sorpresa di essere tutti imprigionati. Solo così si resero conto della propria situazione, che si aggravò quando proposero di costruire una statua di pietra in omaggio al compagno Trotski. Caddero così in totale disgrazia, senza autorizzazione di lasciare il paese, senza documenti, senza biglietti. Riuscirono a partire da Cuba mesi dopo, grazie all'intervento di militanti che erano arrivati per fare l'addestramento alla guerriglia e che garantirono che non si trattava di spie o cose del genere. Nel sogno degli 'aviatori', questo il soprannome che i militanti attribuirono loro, il 'paese d'accoglienza' dei rivoluzionari dell'America Latina s'era trasformato in un incubo. [D. Rollemberg “Exílio. Refazendo identidades.” Revista da Associação Brasileira de História Oral, Rio de Janeiro, 1999]
Gli skyjackers nordamericani a Cuba (e poi ad Algeri, come vedremo) li incontrò Eldridge Cleaver, che racconta come gli stessi cubani gli chiesero a più riprese di reperire informazioni sui nomi dei dirottatori sbarcati, dicendogli di starne alla larga; riteneva che li tenessero in prigione anche perché così poi avrebbero meglio apprezzato la vita a Cuba.
Con i dirottatori afroamericani strinse rapporti sempre più intensi, e giunse a 'battezzarli' (si, in nome del padre, del figlio e dello spirito santo) come membri del Black Panther Party riunendoli nella sua abitazione, dove disponevano anche di una pistola e due kalashnikov. La critica condivisa riguardava il razzismo dei cubani, e l'insofferenza del gruppetto rischiò di portare la tensione con le autorità locali all'estremo: Cleaver racconta che ad un certo punto registrarono testamento ed ultime volontà, inviando il nastro negli Stati Uniti, dopo aver deciso di impedire ai cubani di "prendere" Raymond Johnson, un dirottatore afro-americano che peraltro non si peritava di denunciare a un quotidiano statunitense (Miami Herald, 26.6.1969) la repressione, la discriminazione razziale e le condizioni di vita a Cuba.

Dinner is hot: un settembre nero
Fu sul fronte mediterraneo che i dirottamenti presero un carattere politico pieno.
Il 23 luglio 1968, tre militanti del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina (PFLP) presero il controllo di un Boeing della El Al da Roma a Tel Aviv, e atterrarono ad Algeri.
A differenza dei dirottamenti di trasporto o di ricatto economico, dove aereo, equipaggio e passeggeri ripartono dopo aver scaricato i pirati, l'aeroplano venne trattenuto con 12 persone, tra membri dell'equipaggio e passeggeri, per 39 giorni. Tanto durarono le trattative, con mediazione italiana (Ministro degli esteri era il democristiano Giuseppe Medici, quello algerino Abdelaziz Bouteflika), sulla richiesta di scambio con prigionieri politici in Israele.
Le lunghe settimane furono scandite da polemiche, la Federazione internazionale delle associazioni dei piloti di linea chiamò al boicottaggio dell'aeroporto di Algeri (se ne scusò alla fine col governo algerino), provocando un contro-boicottaggio dei piloti arabi ed interventi dell'ONU.
Va ricordato che l'Algeria era formalmente in guerra contro Israele dall'anno precedente, a seguito della Guerra dei sei giorni (Boumedienne aveva anche respinto il cessate il fuoco, deciso quando il suo corpo di spedizione non era ancora arrivato), e, considerando la El Al una emanazione para-militare israeliana, giustificava il trattenimento dell'apparecchio e dei 12 israeliani con la necessità di una inchiesta per appurare identità e funzioni.
Da parte loro, gli israeliani rifiutavano di liberare membri del PFLP (ma anche di Al Fatah), però acconsentirono, come "gesto umanitario", a scarcerare detenuti palestinesi che non avessero gravi condanne; ma "non 12, per non dare l'impressione di uno scambio".
Lo scambio di fatto vi fu, con 16 detenuti liberati diversi giorni dopo il ritorno di aereo ed ostaggi (deciso dal governo algerino senza consultare il FPLP), e si può capire che se i particolari sono rimasti nell'ombra (il Jerusalem Post ancora recentemente ricordava che i dettagli dello scambio non sono finora stati resi pubblici) è perché quel caso, oltre ad essere il primo dirottamento riuscito di un aereo della compagnia di bandiera israeliana, costituisce un precedente clamoroso che contraddice la politica di rifiuto della trattativa con i "terroristi" e che perciò si preferisce dimenticare.
Benché queste caratteristiche dell'episodio (durata record, primo dirottamento di El Al, caso unico di scambio) ne abbiano fatto un avvenimento storico, la qualifica di "aereoporto della rivoluzione" non toccò a quello di Algeri.

Due anni dopo, proprio nel 1970, tre aerei dirottati dai palestinesi atterrarono nei pressi di Al Zarqa, in Giordania, su una lunga striscia di terra desertica chiamata Dawson's Field, un campo in disuso della forza aerea britannica.
La sequenza cominciò con un casino: il 6 settembre 1970 due militanti del FPLP, Leila Khaled e Patrick Arguello, tentarono di prendere il controllo del volo El Al  219 da Amsterdam a New York.
La El Al aveva già adottato sistemi di protezione e agli altri due guerriglieri previsti per l'azione era stato rifiutato l'imbarco, per i loro passaporti sospetti. Khaled e Arguello decisero di tentare lo stesso, e Arguello, figlio di nicaraguensi esuli negli Stati Uniti, venne ucciso a bordo da un agente israeliano, mentre la donna fu catturata e consegnata alle autorità britanniche.

Quasi contemporaneamente, altri gruppi presero un Boeing 707 della TWA in partenza da Francoforte ed un DC-8 della Swissair decollato da Zurigo, dirottandoli sulla Giordania.
I due palestinesi che non erano riusciti ad imbarcare sull'El Al dirottarono un 747 della PanAmerican, ma il pilota li convinse che per la pista di Dawson's Field era troppo pesante, e dopo un rifornimento a Beirut, scesero al Cairo, dove, una volta evacuato l'apparecchio, lo fecero esplodere.

Al "Thawra", o Revolution Airport, come venne ribattezzato dai guerriglieri palestinesi, giunse tre giorni dopo, il 9 settembre, anche un Vickers VC10 della BOAC proveniente da Bahrein.
Nello stereoscopico scenario vennero raggruppati 310 ostaggi davanti ai media del mondo intero. L'obiettivo maggiore dell'azione, chiarirono i guerriglieri, era ottenere la liberazione di prigionieri politici detenuti in Europa ed in Israele; tra quelli in Europa assunse un ruolo centrale Leila Khaled, che aveva già operato un dirottamento l'anno precedente: il 29 agosto 1969, volo TWA da Roma ad Atene, dirottato su Damasco dove viene evacuato e fatto esplodere. In quell'occasione il fotografo Eddie Adams (lo stesso che aveva fotografato il capo della polizia di Saigon mentre sparava alla tempia di un vietcong prigioniero) la ritrae con la kefiah ed un kalashnikov:
l'immagine diviene rapidamente un'icona mondiale, tanto che la stessa Khaled si sottopone a diverse operazioni di chirurgia facciale per poter continuare la lotta (Nella foto in alto, Leila Khaled si rimette autoironicamente in posa 37 anni dopo. L'altra immagine è un manifesto del 1970, commissione stampa bolognese di Potere Operaio, da manifestipolitici.it).

Ma fu l'altro obiettivo dichiarato -e ribadito dalla stessa Leila Khaled-, di portare agli occhi del mondo la questione palestinese, e l'esistenza stessa del popolo palestinese, ancora apertamente negata dal Primo ministro israeliano Golda Meir, ad essere rapidamente e pienamente raggiunto.
L'evento ottenne una mediatizzazione enorme grazie anche alla 'trasparenza' offerta dai guerriglieri quanto al trattamento degli ostaggi.
Davanti ad un filmato come quello di questa conferenza stampa nel deserto, il processo di vittimizzazione degli ostaggi rimane astratto, ché 'non si vedono' i violenti arabi che terrorizzano gli innocenti passeggeri, ed è pure difficile di parlare di 'sindrome di Stoccolma' (quel processo empatico che produce un rapporto non conflittuale tra carceriere e prigioniero). Hanno una straordinaria forza comunicativa queste immagini con Bassam Abu Sharif che parla col megafono tenendo una mano sulla testa ad un cerchio di ostaggi e giornalisti:

trascrizione dei dialoghi [+/-]

Guerrilla:
We demand that everyone should be seated, including our guests.
Reporter:
The American girl here, can she tell us how the passengers are?
Hostess:
They're very crowded. I think the women and especially the children are very restless.
Reporter:
Enough to eat and drink?
Hostess:
There is much to eat, and much to drink.
Reporter:
How old is the youngest child you have on board?
Hostess:
We have two infants of three months.
Reporter:
How long do you anticipate that the women and children will be held aboard the TWA plane, the American Jewish women and children?
Guerrilla:
All women and children who should have been released were released.
Reporter:
Why are you keeping the Jewish women and children hostage?
Guerrilla:
They are not kept because they are Jewish. They are kept just for interrogation for the reasons I mentioned -- the dual citizenship. As you all know the United States gives the right even to their phantom planes to go and serve in the Israeli Army. This is one of the ways the United States of America -- the imperialist world force -- helps Israel in attacking us.
Reporter:
Excuse me. We want the captain and the stewards to tell us about the sanitary conditions on the TWA plane.
Guerrilla:
Would you like to smell? They don't have water. What do you mean asking such a question?
Reporter:
Can you take this airplane out of here?
Flight Engineer:
Absolutely. Given a chance I'd take it out before you could get into your cars!
Reporter:
Were you surprised when you heard you'd come down in the desert?
Flight Engineer:
No. It's described as a lakebed, 22,000 feet long, and about three thousand feet wide. That's bigger than any runway anywhere in the world!
Reporter:
Did they point guns or grenades at you in the cabin?
Flight Engineer:
...and a couple of grenades. [unintelligible] There's no differentiation. They're not segregated, and they're being treated nice.
Reporter:
Is there ever any question of resisting them?
Flight Engineer:
No never, never.
Reporter:
What threats are made by the hijackers to you?
Flight Engineer:
None. They said that we'd better do what we were told.
Reporter:
Did you try and land at Amman Airport first?
Flight Engineer:
No. We sought directions from them.
Reporter:
How long can you hold out do you think?
Flight Engineer:
As long as the human being can hold out, I guess we can hold out.

Eppure i feddayin erano tutt'altro che tranquilli, pur muovendosi in un territorio sul quale avevano numerosi insediamenti civili ed un esteso controllo militare. Quando si sbarcava all'aeroporto di Amman, si incontravano due controlli, uno dello Stato Giordano ed uno dell'OLP (l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina riuniva allora 11 formazioni palestinesi).
I feddayin temevano un attacco israeliano, e con ragione.
Come si seppe poi, il Re Hussein di Giordania aveva chiesto in segreto, attraverso gli Stati Uniti, un intervento aereo israeliano (non voleva invece truppe sul suo territorio). Il segretario di Stato USA Henry Kissinger convinse il Presidente Nixon a non intervenire direttamente -ed appunto a mandare invece gli israeliani- limitandosi a minacciare l'Unione Sovietica se fosse intervenuta a sostegno della Siria, che a sua volta appoggiava i Palestinesi. In quella fase della 'guerra fredda' tra le due grandi potenze, l'URSS non aveva in realtà interesse a scatenare un 'effetto domino' nella regione.

La situazione in Giordania era già ad un punto di ebollizione, le tensioni ed i conflitti che provocava l'esteso potere dei palestinesi, permisero ai militari giordani di convincere il Re ad intervenire, essendo chiaro che diverse formazioni palestinesi, tra cui il PFLP, vedevano nella dinastia hashemita un nemico da abbattere.
I dirottamenti sulla pista di Al Zarqa furono quindi in qualche modo la scintilla che fece saltare la polveriera: l'eventualità che gli ostaggi occidentali potessero essere uccisi in Giordania rappresentava per Re Hussein uno scenario inaccettabile.

Gran parte degli ostaggi vennero invece rapidamente rilasciati, e la richiesta del PFLP si precisò nel corso delle lunghe trattative: Leyla Khaled ed il corpo di Patrick Arguello dalla Gran Bretagna, (il 'martire', come si sente nel video qui sotto) poi tre feddayin detenuti dalla Svizzera, altri tre dalla Germania, e da Israele l'impegno a rilasciare il giovane studente svizzero Bruno Bréguet, nonché due algerini arrestati durante uno scalo all'aeroporto di Lydda, perché ritenuti degli agenti segreti.

I tre imprigionati in Svizzera, due uomini ed una donna del PFLP, erano stati arrestati dopo un attacco contro un aereo El Al all'aeroporto di Zurigo Kloten il 18 febbraio 1969.
Il piano prevedeva di fermare l'aereo in pista, con esplosioni pirotecniche davanti alla carlinga, di evacuarlo e farlo rapidamente saltare.
Invece intervennero subito da un lato un agente israeliano che era a bordo, e dall'altro polizia e pompieri dell'aeroporto. Nel conflitto a fuoco venne ferito un pilota, che morì alcuni giorni dopo, e fermati i quattro membri del commando.
L'agente israeliano, Mordechai Rachamin, freddò un palestinese, Abdel Mehsen, già arreso e disarmato: fu arrestato, per essere accusato di 'crimine passionale' e poi rimesso in libertà.
Al processo venne addirittura assolto, mentre i tre superstiti palestinesi furono condannati a dodici anni di reclusione ognuno, senza distinzione per le responsabilità individuali (si applicava così al caso il diritto criminale comune, per poi decretare le pene secondo un criterio politico).
Sproporzione e partigianeria politica c'erano proprio tutte, tanto che sull'affare intervennero in particolare il Presidente algerino Boumedienne ed il ministro degli esteri Bouteflika, leggendovi una 'rottura della neutralità' elvetica.
Così nel 1970 la Confederazione accolse la richiesta di scambio contro i suoi cittadini del volo Swissair, tantopiù che la Gran Bretagna aveva deciso di rilasciare Leila Khaled.
I palestinesi trasferirono, per poi rilasciarli, i 54 ostaggi rimasti verso alberghi ed altri luoghi della capitale, e fecero esplodere gli aerei davanti alle telecamere di tutto il mondo.

Re Hussein aveva decretato la legge marziale e la battaglia con le forze armate giordane si era estesa e divenne tragicamente intensa, anche intorno agli hotel dove, assieme agli ostaggi, rimasero i giornalisti occidentali, che riportavano i messaggi gracchiati dalle radio palestinesi, come "la cena è pronta" e "Ghazi marcia su Haifa".
Il quartiere di Al Ashrafiya, a sud di Amman, dove appunto erano alcuni ostaggi, fu teatro di una delle prime dure battaglie.
La 40esima brigata corazzata faticò parecchio ad entrare in quella roccaforte palestinese; i carri armati M60 erano facile bersaglio, in quelle stradine a saliscendi, dei lanciarazzi, e la fanteria che li seguiva, che non era addestrata alla guerriglia urbana, dovette affrontare i cecchini palestinesi che praticavano una decisa difesa porta a porta.

Lo scontro si trasformò in una vera e propria guerra civile, con le brutalità ed i regolamenti di conti che sempre l'accompagnano.
I siriani tentarono un intervento di terra (sotto le bandiere del PLA, l'Esercito di Liberazione della Palestina che inquadravano) che fu rapidamente annientato dall'aviazione giordana.
Nel bilancio finale, mai chiaramente definito, si contarono alcune migliaia di caduti tra i militari giordani (più di quelli della guerra dei 6 giorni contro Israele, tre anni prima) e tra i 10 ed i 25mila caduti tra i palestinesi, che
marcarono l'episodio nella propria memoria -e poi in quella del resto del mondo- come "Settembre nero".

Il 28 settembre gli ostaggi americani liberati arrivarono a Roma, dove incontrarono Nixon, la cui visita era stata accompagnata, come quella dell'anno precedente, da manifestazioni di protesta e scontri.
Il 14 ottobre Israele rilasciò i due alti funzionari algerini, Khatib Djelloul e Ali Belaziz, ma non Bruno Bréguet, che fu condannato a 15 anni di reclusione per la detenzione di 2 kg di esplosivo.
In Algeria, il colonnello Mohamed Amir fu nominato segretario generale alla Presidenza del Consiglio, rimpiazzando Khatib Djelloul che aveva commesso l'imprudenza di prendere un volo con scalo in Israele.

(4 - continua)
la prima parte qui
la seconda parte qui
la terza parte qui

4 commenti:

  1. http://youtu.be/21ymBaG4ovQ
    avevo quasi 18 anni, appena arrivato a Firenze a studiare, in grecia la giunta militare. Questo film mi ha datto un enorme spinta verso la politizzazione, nel lontano 1973

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  2. ieri ti ho spedito un comento con la colonna sonora del film stato d assedio, l americano.
    non so se l ho spedito bene, spero di si, vedremo.
    ritorno oggi perchè ti devo dire che sono Kleovis, dal blog greco aenaikinisi.wordpress.com
    ti ringrazio e ti sento tanti baci dalla grecia che oggi e piena di sole!

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  3. vi mando anche questo
    http://youtu.be/81PMx5ndpnc
    insieme un bacio dalla grecia

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    1. grazie!! questo mi era sfuggito.
      grandi, gli area, rimetto il tuo link :

      Area - Luglio, agosto, settembre (nero)


      e grazie anche per la traduzione in greco di questo articolo...
      Αλγέρι, λιμάνι των επαναστάσεων [4] β] μέρος

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