Christa e Sonja e Mumia e Marco


Un messaggio di Christa Eckes
L'incarcerazione 'educativa' di Christa Eckes, ex militante della Rote Armee Fraktion (RAF) e gravemente malata di cancro, per costringerla a testimoniare in un processo per fatti degli anni '70, è stata revocata dal Tribunale federale tedesco.
Si tratta di una decisione che, sotto il profilo della legalità, è assolutamente ragionevole, tanto che non dovrebbe neppure fare notizia; ma quando si tratta di militanti di sinistra, o ex-tali ma non pentiti, la politica prende il posto della ragione.
Sul caso e sull'arresto coercitivo o Beugehaft s'era riferito qui.
Nella decisione del 19 gennaio 2012  i magistrati hanno ammesso che una persona in chemioterapia non può essere semplicemente sbattuta in cella, poiché "la verità non può essere ricercata a qualsiasi costo, non dunque, nel caso, a costo della seria messa in pericolo della vita di una testimone gravemente malata".
La verità in questione, sia chiaro, è quella giudiziaria: su dettagli del caso Buback (1977), sul quale la stessa Christa all'epoca non poteva sapere proprio nulla, essendo già in galera da anni.
Insomma sono stati ridotti alla ragione, ma pure per questo s'è dovuto battagliare.
(Nella foto, la manifestazione del 14 gennaio a Karlsruhe, sede del Bundesgerichtshof, o BGH, tribunale federale).

Christa ha trasmesso un messaggio:
A tutte le amiche e gli amici e a tutti coloro che si sono mobilitati contro l'arresto per rifiuto di testimoniare

L'alta Corte ha ritirato la misura d'incarcerazione per rifiuto di testimoniare emessa contro di me. È una buona cosa.
Naturalmente questo non mette fine al confronto con la polizia politica, alle procedure contro i militanti degli '70 e di oggi, né al rifiuto di testimoniare e agli arresti per chi lo pratica, siano altri militanti o in generale.
Ciò è chiaro per chiunque.

Voglio però dire qui che l'esperienza che ho fatto della vostra solidarietà, amicizia e sostegno concreto, proprio ora mi ha toccata profondamente, e che anche nello stato di salute in cui mi trovo ciò mi da una sicurezza ed un appoggio che per me sono molto importanti.

Ed è anche emerso chiaramente che la grande mobilitazione e le molte proteste hanno avuto effetto.
Chissà, sennò, cosa sarebbe accaduto.
Christa

Sonja Suder ancora in galera
libertà e felicità per Sonja e Christian
In Germania rimane detenuta Sonja Suder, ex-militante delle Revolutionäre Zelle (RZ, altra formazione militante degli anni '70), ed estradata dalla Francia dove era in esilio da 33 anni, dopo una lunga battaglia giudiziaria (vedi qui e qui).
Sonja ha 79 anni, e per sua e nostra fortuna è ancora in forma; per il suo compleanno, lo scorso 15 gennaio, dei fuochi d'artificio sono stati accesi davanti al carcere.
Il suo compagno, Christian Gauger è stato scarcerato dopo un mese dall'estradizione; colpito da un attacco cardiaco anni prima, perse completamente la memoria e rimase in condizioni difficili, tanto che venne 'consegnato' dalla Francia alla Germania in ambulanza.
Li vogliono portare a processo, per due attacchi incendiari, senza morti né feriti, compiuti dalle RZ nell'ambito delle lotte antinucleari degli anni '70. E ci vogliono portare Sonja in catene, 35 anni dopo i fatti.
'Verdammtlangquer' è il nome del sito di solidarietà, significa qualcosa come persecuzione dannatamente lunga.
Dannatamente breve fu invece la ricerca dei criminali di guerra nazisti. Recentemente il giovane storico tedesco Felix Bohr (autore di una tesi sulla lobby dei criminali di guerra tedeschi) ha ritrovato e pubblicato i documenti diplomatici che mostrano come alla fine degli anni '50 vi fu un accordo tra autorità italiane e germaniche per dimenticare i responsabili delle 2273 stragi compiute dai nazifascisti in Italia nei primi anni '40. Quegli ufficiali delle SS e della Wehrmacht erano, negli anni '50 (e '60, e '70, ecc.) diventati alti dirigenti funzionari dello Stato democratico, industriali o banchieri. Perfetti e intoccabili per l'apparato contro cui Sonja, e Christa, e tanti altri si ribellarono.

Marco Camenisch in sciopero della fame
Proprio in questi giorni Marco Camenisch, rinchiuso nel penitenziario di Lenzburg nel Canton Argovia, si associa con uno sciopero della fame alla protesta contro il World Economic Forum (WEF), che si tiene a Davos nel Cantone dei Grigioni.
Marco, che ha già scontato una barcata di anni di galera per la sua militanza ecologista e anarchica, ed è stato estradato dall'Italia alla Svizzera nel 2002, dovrebbe essere rilasciato in libertà condizionale a maggio 2012.
L'8 febbraio ci sarà una 'audizione' per deciderla. Cosa 'audiranno' non si sa, poiché, come dice il suo avvocato, manco gli rivolgeranno una domanda.
Ma lo devono fare, poiché in Svizzera, scontati i 2/3 della pena temporanea (o 15 anni per l'ergastolo, come in Germania), l'autorità esamina d'ufficio ogni caso. Ed è usuale che a quel momento la condizionale venga concessa, ossia non occorrono meriti speciali per ottenerla, ma occorrono motivi fondati per negarla. Tutto questo in una tradizione di non-giudiziarizzazione dell'esecuzione pena: la reclusione, come le multe, è un atto dell'amministrazione (in Italia questo cambiò con la riforma penitenziaria del 1975).
L'amministrazione, sottoposta direttamente ai politici (i capi dipartimento cantonali sono i ministri eletti), decide dunque queste cose, e per la liberazione condizionale gioca allora direttamente l'interesse politico, spesso coprendosi col fumo della 'opinione pubblica'.
Marco Camenisch ed il suo avvocato Bernard Rambert hanno buone ragioni per ritenere che ci sia una volontà politica di negare la liberazione condizionale, e l'ufficio esecuzione pene del Canton Zurigo glie l'ha confermato direttamente. L'argomento sarebbe quello già usato per respingere le domande di 'permesso' (libera uscita dal carcere, per alcune ore), e cioè che non si è mai pentito o distanziato dai suoi atti.
Rimproverano a un detenuto politico di NON aver cambiato opinione.
Non si è arreso, ha continuato a lottare, e quanto a coerenza, a uno che fa uno sciopero della fame a pochi giorni dalla possibile scarcerazione, tanto di cappello! E così comincia pure l'aggiornamento di Marco che potete leggere qui o qui.

Mumia Abu Jamal in isolamento
L'ex militante del Black Panther Party, dopo aver passato più di un quarto di secolo nel braccio della morte in Pennsylvania, è stato trasferito al "buco", l'isolamento del centro correzionale Mahanoy. Luce accesa 24 ore su 24, forte limitazione di visite e contatti telefonici, come di buste e di francobolli disponibili, privato di possibilità di radio, televisione e macchina da scrivere (ed è un giornalista), incatenato ogni volta che esce dalla cella, anche nella doccia.
Tutto questo perché la sua condanna a morte è stata definitivamente commutata, il 7 dicembre 2011, in ergastolo senza possibilità di liberazione condizionale.
Per la conferenza stampa della sua difesa a Philadelphia il 26 gennaio 2012, l'obbiettivo di raggiungere almeno 5000 firme alla petizione che chiede che Mumia sia trasferito in una detenzione a regime ordinario (General Population), è stato raggiunto e superato. Ma è solo l'inizio della campagna.
Potete leggere e firmare la petizione qui.
Questo è il sito di Mumia: www.freemumia.comhttp://www.freemumia.com

Sono, questi, quattro casi, in cui il passato si ripercuote sul presente nella forma di una vendetta.
Lo Stato procede con rabbia contro persone che non si sono piegate e non si vogliono piegare, come un domatore frustrato.
Già, perché non conta davvero cosa queste persone abbiano fatto, se non per trovarvi strumenti di stigmatizzazione, conta che ancora oggi non siano sottomesse.



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