Il fantasma di Copacabana colpisce ancora

L'importanza di chiamarsi Cesare

Sull’Avanti!, 'organo del Partito Socialista', del 23.1.09, un articolo al cuore della prima pagina lancia un’accusa. Racconta di quando Cesare Battisti venne arrestato, e poi trasportato in catene su un carretto, circondato dai soldati, e che fu bersaglio di sputi ed offese; processato, respinse le accuse di tradimento, ma non si abbassò mai alle scuse e non rinnegò il proprio operato. Il magistrato di turno lo fece poi impiccare, senza neppure concedergli l'onore delle armi.

Cesare Battisti, nato nel 1875 a Trento, è un eroe nazionale, ricorda l’articolo di Andrea Camaiora per concludere perentorio : L’ ‘altro’ Battisti ha dunque un’altra colpa : quella di aver macchiato con le sue gesta assassine il nome del suo grande omonimo.

Vogliamo il suo corpo in Italia
Il pezzo si apre richiamando l’appello « bipartisan » del quotidiano di destra Il Tempo, rivolto in nome delle vittime al governo brasiliano ed a quello italiano e sottoscritto da quasi tutti i politici, compresi esponenti dello stesso governo. E l’appello intitolato ‘Battisti in Italia e in galera’ termina così : Nessun motivo abbiamo di rivolgerci a Cesare Battisti, il cui comportamento dal 1978 a oggi parla da solo.
L’estradizione è il trasporto di un corpo in catene da un paese ad un altro. E questo è tutto ciò che chiedono gli appellanti. Rivolgersi a Battisti equivarrebbe a parlare ad un fantasma -quello dell’impunito sulla spiaggia di Copacabana- e a dissolverne l’immagine, poiché corpo e voce ritroverebbero unità nella persona.
Battisti è ormai una non-persona, e non c’è nessun bisogno che parli. Neppure per una confessione. Il suo corpo, attraverso la scrittura, ha già parlato, e basta cosi, perché ha confessato : ce lo ha spiegato Filippo Facci su il Giornale, che ha raccolto qualche frase dai romanzi gialli scritti da Battisti e ne ha dedotto che egli è « L’assassino che scrive i suoi delitti ». Filippo Facci aveva pubblicato lo stesso argomento e le medesime citazioni nel 2004, e già allora Carmilla era intervenuta in sua difesa, ricordandogli che Dostoevskij, autore de L’idiota e di Delitto e castigo non fu un idiota, assassino di una povera vecchia. Scambiare finzione e realtà è prova di grande fantasia sicché la recidiva di Facci è tutta da salutare.

Un fantasma ne può nascondere un altro
Dal lato pragmatico, le indicazioni di Facci potranno aiutare quel magistrato, anche non di turno, che vorrà trattare dei brani di romanzo come ‘indizi’ (di colpa, di infamia, di viltà). Ma a maggior ragione le allegazioni dell’Avanti! sulle responsabilità del Battisti Cesare nell’usurpare un omonimo eroe possono avere dei riscontri penali.
Senza ricorrere –giammai !- a leggi speciali, si può prendere in considerazione il capitolo delle contravvenzioni concernenti la polizia amministrativa sociale nel codice penale:
art. 724 Bestemmia e manifestazioni oltraggiose verso i defunti
Chiunque pubblicamente bestemmia, con invettive o parole oltraggiose, contro la Divinità o i Simboli o le Persone venerati nella religione dello Stato , è punito con l’ammenda da lire 20.000 a 600.000.
Alla stessa pena soggiace chi compie qualsiasi pubblica manifestazione oltraggiosa verso i defunti.

L’esibizione del corpo del Battisti Cesare in un luogo pubblico –dunque fuori dal carcere- configura una «pubblica manifestazione oltraggiosa» nei confronti dell’omonimo eroe nazionale ed è pertanto punibile.

Infangatio memoriae
D’altro canto, in epoca di proliferazione di leggi sulla memoria, si può applicare al caso la proibizione del revisionismo, senza ricorrere -giammai !- a legislazioni d’eccezione. Basterà ancorarsi alla normativa che vieta il negazionismo storico. Qui si tratta, in fondo, di una forma eguale e contraria alla damnatio memoriae, che prevedeva di cancellare tutte le tracce dell’esistenza, a cominciare dal nome inciso su un monumento pubblico, della persona condannata. Qui si cancella e si nega l’esistenza per sovrapposizione, il nome di Cesare Battisti è stato inciso sopra quello di Cesare Battisti. Se la damnatio memoriae è una forma di negazionismo, e se può essere perciò proibita, Cesare Battisti ne è senz’altro colpevole: per avere con il suo comportamento infangato la memoria di un eroe nazionale.
A monte di queste derive vieppiù superflue agli effetti penali, c’è una parola: ‘disambiguazione’. L’ha imposta Wikipedia come rimedio all’eccesso di memoria che moltiplica i casi di omonimia. Ci sono due sensi, due immagini, due fantasmi per una stessa espressione, e si deve scegliere quello ‘vero’; il 'vero' Battisti, secondo l’articolo dell’Avanti!. Senz’altro sarà il Cesare Battisti eroe nazionale a dover occupare la memoria; la conseguenza è che l’altro Cesare Battisti, l’anti-eroe, dovrà occupare l’oblio. O altrimenti la ‘memoria condivisa’ non si fonda sull’esaltazione di un eroe ma sull’odio per un nemico.

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