Materiali sul caso Battisti


News dal Supremo


Si è già detto, in un post precedente, di come il Supremo Tribunale Federale (STF) brasiliano offra una notevole trasparenza sui propri atti grazie al suo sito web, che consente al pubblico di seguire l'andamento di processi in corso, come quello per l'estradizione di Cesare Battisti [si veda qui Ext. 1085].
C'è di più: le udienze vengono diffuse in diretta televisiva ed ora anche via YouTube.
La TVJustiça include le udienze del STF tra i suoi programmi, accessibili anche in rete. Sarà così possibile, per chi lo voglia, seguire la prossima udienza (12.11.09) della causa Battisti via Internet, occorre collegarsi a questa pagina tenendo ovviamente presente la differenza di fuso orario con quello di Brasilia.
Su YouTube, il Supremo ha aperto un proprio canale ufficiale, dove si possono vedere le registrazioni dell'udienza del 9 settembre 2009. Com'è noto, durò circa 9 ore, e seguire i 15 video per intero non è certo facile.
Nella stessa udienza, oltre che sulla domanda di estradizione, si discute e decide anche sul 'mandado de segurança' che l'Italia ha sollevato contro la decisione del Ministro di giustizia di concedere rifugio politico all'ex militante italiano.

Con pratiche e modi tutti italiani, il Ministro di giustizia è stato messo 'sotto accusa' davanti al Supremo, senza neppure aver la possibilità di esprimersi, come ha notato il giudice Eros Grau nel suo intervento. Come si può anche leggere nella sua dichiarazione di voto (p.6), Eros Grau definisce molto grave l'iniziativa ed il modo in cui si presenta. Perché il Ministro di giustizia, di fronte a delle affermazioni molto serie come quelle fatte dall'Italia, dovrebbe poter disporre del diritto di difendersi non solo in quanto Ministro, ma anche personalmente: l'accusa italiana parla infatti esplicitamente di un atto compiuto "con l'obiettivo di ostacolare il processo di estradizione", costruito su "affermazioni false" e addirittura mosso "da interesse personale".

Questo è uno dei 15 video del STF, con l'intervento del Ministro Joaquim Barbosa, che pure ha votato contro il mandado de segurança e per l'estinzione della pratica di estradizione di Battisti:


Dice il ministro Joaquim Barbosa, ai minuti 2'30''-4'54'' :

Apro qui una parentesi per commentare un aspetto di questa procedura che ben illustra la mia perplessità sul dover discutere il 'mandado de segurança'.
Perplessità che riguarda anche l'arroganza con cui la Repubblica Italiana tratta anzi litiga, in questo caso, come ben ha dimostrato dalla tribuna l'illustre avvocato Barroso.
È che la documentazione dimostra come la Repubblica Italiana fece una prima richiesta di estradizione, che venne respinta dal Governo francese. Contro quella decisione non presentò ricorso, come fa ora qui, e come avrebbe potuto.
Al contrario, rimase inerte per più di 12 anni aspettando il cambiamento della composozione politico-ideologica del Governo della Francia.
Qui invece, non solo viene a contestare in modo raramente aggressivo la decisione del Governo brasiliano, al punto che l'ambasciatore accreditato presso il nostro Paese ha avuta l'audacia di sollecitare insistentemente udienza a questo membro della Corte, per portare, in un'udienza priva della necessaria trasparenza, le ragioni della Repubblica Italiana.
Devo dire che mi rifiutai di riceverlo da solo, perché ritengo inappropriato questo tipo di gestione nei confronti di una Corte di giustizia di un paese sovrano, da parte di un rappresentante di una potenza straniera.
Questo perché ritengo che la corretta interlocuzione degli agenti diplomatici stranieri vada fatta con gli organi competenti previsti dall'ordine giuridico brasiliano, e questo è il Ministero degli affari esteri. Con tutto questo, indicai al mio gabinetto di mettere in agenda una riunione nella quale fossero presenti l'avvocato della Repubblica Italiana, accompagnato dal signor ambasciatore, e dall'altro lato il rappresentante legale dell'estraditando. E così si fece. (...)
La relazione del ministro Cezar Peluso è in questo documento di 150 pagine che comprende la sua dichiarazione di voto:

Peluso conclude per l'estradizione di Battisti, "sotto la condizione formale della commutazione della pena dell'ergastolo in una pena detentiva non superiore a 30 anni, con detrazione del periodo in cui è incarcerato in questo paese" (ultimo paragrafo).
Nell'esposizione, il relatore aveva ricordato l'Italia aver chiarito che l'ergastolo "non implica che i condannati a tale pena debbano permanere detenuti in prigione per tutta la durata della vita". Ed aver presentato una nota analitica che spiega come il sistema penitenziario italiano attui l'articolo 27 paragrafo 2 della Costituzione, che recita: "Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione" (pag. 4).
In seguito, aveva richiamato la giurisprudenza, che afferma "L'estradizione sarà accolta dal STF soltanto se, trattandosi di delitti punibili con l'ergastolo, lo Stato richiedente assuma formalmente, davanti al Governo brasiliano, l'impegno a commutarla in una pena non superiore alla durata massima ammessa nella legge penale del Brasile."

Si noti che non è, questo, un argomento della difesa, ma una coerente applicazione della legge e della sua più attuale interpretazione.
Una pubblicazione dello stesso STF ricorda il cambiamento di giurisprudenza avvenuto con la sentenza citata e menziona l'ultima sentenza che lo afferma, firmata dal proprio Gilmar Mendes nel 2007 (pag. 15):


Nel caso di una decisione favorevole all'estradizione, questa clausola passa nelle mani del Governo, che deve decidere di consegnare l'estradato. Se vuole estradarlo, deve ritenere di avere la garanzia formale che l'ergastolo 'con 6 mesi di isolamento diurno' è commutato in una pena non superiore a 30 anni.
Trattandosi di una sentenza passata in giudicato, per l'Italia non sarà facile trovare una soluzione che al Presidente brasiliano Lula non suoni una presa in giro.
Gabellare, come ha fatto sin qui, le possibilità di allentamento del regime carcerario (permessi di uscita, semilibertà, liberazione condizionale, liberazione anticipata, lavoro esterno) per dire che l'ergastolo italiano è 'virtuale', non basterà.
I benefici del regime di progressiva reintegrazione sociale del condannato esistono anche in Brasile per la massima pena di reclusione, che appunto è di 30 anni.

La 'via dei furbetti', l'Italia l'aveva già tentata con il Ministro di giustizia Clemente Mastella. Questi aveva scritto al Brasile quanto citato sopra da Peluso ("l'ergastolo non implica il carcere a vita", vedi il Corriere della Sera 6.5.07), indiscrezione allora non smentita ed ora confermata: questa è la trasparenza all'italiana), venne attaccato dalla destra e dai 'parenti delle vittime' (La Stampa 7.5.07) con cui 'si scusò' e fece marcia indietro; i primi due paragrafi dell'articolo riprodotto qui (il Giornale 8.5.07)

sono chiarissimi: il Ministro italiano afferma aver assicurato alle autorità brasiliane che Battisti non sconterà un vero ergastolo, solo al fine di ottenerne l'estradizione, e garantisce 'assolutamente' che Battisti non godrà di alcun beneficio penitenziario: "Insomma l'esatto contrario di quanto affermato nella lettera", conclude il quotidiano di destra.

Ciò provocò l'invio di una lettera aperta degli ergastolani italiani al Presidente Lula [vedi qui o qui] come ricorda l'unico articolo recente apparso in proposito, su l'Altro, che dice inoltre come l'attuale Ministro di giustizia, Angelino Alfano, segua la stessa linea di convincere il brasiliani che l'ergastolo italiano sia solo "un concetto virtuale" e che non oltrepasserebbe i 26 anni di reclusione. E chiarisce:

La concessione della liberazione condizionale, dopo il ventiseiesimo anno di reclusione, resta solo un'ipotesi sottomessa alla discrezionalità della magistratura, per altro difforme da tribunale a tribunale e sempre più impraticabile a causa di una giurisprudenza restrittiva che lega il fine pena ad atti pubblici di contrizione e pentimento degni dell'epoca dell'inquisizione. La legge per altro esclude tutti quelli che sono sottoposti al carcere duro (oltre 500 sono in regime di 41 bis). I detenuti rinchiusi da oltre 20 anni sono 1648, tra questi 56 hanno superato i 26 anni e 37 sono andati oltre i 30. Il record riguarda un detenuto rinchiuso nel carcere di Frosinone con ben 39 anni di reclusione sulle spalle.
Su fondo di galera
Gli scenari possibili vedono sia l'eventualità che il Supremo respinga la domanda d'estradizione (per la possibile partecipazione al voto del ministro Toffoli appena nominato al STF, o per l'eventualità che il presidente del STF Gilmar Mendes non voti in caso di parità lasciando valere il principio favor libertatis) sia che la domanda venga accolta dal STF e che il Governo si debba pronunciare sull'esecuzione effettiva dell'estradizione di una persona cui ha concesso rifugio.

Questa seconda ipotesi appare la più probabile; lo stesso Ministro Genro, nella sua unica intervista ad un giornale italiano (Liberazione 11.10.09 vedi riquadro)

afferma che in caso di parità, il presidente del Supremo darà il voto decisivo (chiaramente in favore dell'estradizione).
Questo esito corrisponde all'intento politico delle manovre di Gilmar Mendes e della destra del paese: cogliere l'occasione di mettere in difficoltà, in concomitanza con la campagna elettorale per la Presidenza, il Governo che offre rifugio ad un "terrorista e criminale" di cui l'autorità giudiziaria ha deciso l'estradizione.
I termini dello scontro sono politici e tutti interni al Brasile, e verteranno su questo conflitto di poteri tra massime autorità.
Gilmar Mendes dovrà dar prova di creatività giuridica nella sentenza, per disarmare la condizione esplicita di commutazione della pena, il cui controllo sarà di competenza del Governo e di Lula.
Tarso Genro, Ministro di quel Governo, diffficilmente si rimangerà la sua decisione di concessione del rifugio [qui] - parzialmente tradotta qui].
In quella decisione, si citavano i rapporti di Amnesty International sull'Italia, fin'ora quasi irreperibili. Sono adesso accessibili, grazie al prof. Carlos Lungarzo, che ha aperto un sito sul caso Battisti.
I Rapporti annuali sul periodo 1976-82 sono qui:

La serie seguente, sugli anni 1983-89, è consultabile e scaricabile qui.
Sullo stesso sito si trovano i singoli rapporti annuali in pdf.
Ed ancora, sempre li:
le sentenze dei processi contro i PAC che condannano Battisti, del 1988, del 1990 e con l'iter storico, e quella del 1993. Sono riprese dal sito dell'Associazione vittime del terrorismo, e risultano più difficilmente comprensibili del linguaggio giuridico brasiliano (un confronto sulla trasparenza ed accessibilità di documenti sarebbe impietoso per l'Italia);
-la lettera di Battisti ai giudici del Supremo, del 26.2.09
-la lettera dell'ex Presidente italiano Francesco Cossiga a Cesare Battisti, del 6.2.2008
-"Il caso Battisti" pubblicato dalla redazione di Carmilla nel 2004 :


Quanto al Cesare in carne ed ossa, resterà probabilmente ancora in carcere. Una notizia sulla pagina di accompagnamento processuale del STF fa riferimento ad un'udienza che si dovrebbe tenere a Rio de Janeiro il 23 novembre 2009, per giudicare la causa contro di lui per i documenti falsi. È un modo che evita al STF di pronunciarsi sulla sua scarcerazione, e che permetterà all'Italia di non scontare, come invece dichiarato dal relatore Peluso, il tempo di carcerazione in Brasile dal computo della pena da eseguire.
Proprio in questi giorni il Supremo ha respinto la domanda di un estradato in Italia, che voleva fosse intimato dall'STF alle autorità italiane il rispetto della decisione di estradizione sul computo del carcere estradizionale. La sentenza (caso Nigretti, Ext. 1005) non è ancora pubblicata, ma l'argomento del STF sembra essere che la carcerazione in Brasile fosse 'anche' per reati locali - in quel caso reati legati al traffico di droga, ma lo stesso varrà per l'uso di documenti falsi di Battisti.
In ogni caso l'udienza del 12 novembre aprirà una nuova fase, in cui lo scontro si giocherà soprattutto sul piano politico e della comunicazione, i giudici non avendo più, una volta emanata la sentenza, occasione di pronunciarsi.



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